SERGIO RAMELLI. Una storia che fa ancora paura
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NUOVA EDIZIONE AGGIORNATA ED AMPLIATA
13 marzo 1975: un ragazzo di 18 anni viene aggredito sotto casa. Due persone gli spappolano il cranio a colpi di chiave inglese. Muore dopo 47 giorni di agonia. Chi era la vittima e perché fu ucciso con tanta violenza? In che clima era maturato quell’omicidio così bestiale? Chi erano i carnefici?
Teppisti, killer professionisti, mafiosi? No, studenti universitari di Medicina. Perché uccisero, allora? Forse accecati dall’ira, dalla gelosia o dalla paura? No, neppure conoscevano la loro vittima. Colpirono solo in nome dell’odio politico.
Ci vollero dieci anni per assicurarli alla giustizia e solo più tardi fu possibile ricostruire tutte le tappe di quella tragica vicenda. Muovendosi tra atti processuali, articoli di giornale e testimonianze dirette questo libro spiega come ad armare la mano degli assassini sia stata una spietata ideologia che, in Italia, aveva (e ha ancora) importanti complicità, potenti connivenze e forti leve di potere. Ecco perché questa è una storia che, anche a distanza di tanti anni, “fa ancora paura”, ma deve essere conosciuta, se si vogliono comprendere gli avvenimenti del nostro recente passato.
È difficile credere che a Milano negli anni ‘70, vivessimo in una vera guerra civile e senza che la stragrande maggioranza dei milanesi ne fosse pienamente cosciente (o forse facendo finta di non accorgersene).
dalla prefazione del sen. Ignazio La Russa
La nostra militanza era fatta di rischi, sacrifici e rigore: una sorta di “eroismo inconsapevole”;che poneva, soprattutto noi studenti delle scuole pubbliche a Milano, su un crinale di continuo pericolo di essere aggrediti, insultati ed emarginati.
dalla postfazione dell’on. Paola Frassinetti
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